Perdita di capelli stagionale

La perdita di capelli è un processo naturale, fisiologico e stagionale: ci sono mesi, come quelli autunnali, in cui questa caduta s’intensifica. Ma come mai? E quando diventa un fenomeno preoccupante?

Ciclo di vita del capello in tre fasi:

La vita del capello si articola in un ciclo a 3 fasi:

  1. Anagen: è la fase di crescita, che dura 2-4 anni nell’uomo, 3-6 nella donna e costituisce l’80-90% del totale dei capelli.
  2. Catagen: in questa fase di regressione il follicolo comincia a diminuire ed arrestare la proliferazione; dura circa 7-14 giorni.
  3. Telogen: questa fase è lunga circa 5-6 settimane ed è quella di riposo: spostandosi sempre più verso la superficie della cute, il bulbo cadrà poi facilmente per un colpo di spazzola o un lavaggio con lo shampoo, creando spazio per un ciclo nuovo di un altro capello.

Perchè si perdono più capelli in autunno?

La perdita di capelli stagionale in autunno si intensifica poiché rientra nel naturale ricambio fisiologico. Altri fattori collegati al periodo derivano dal ritorno a mansioni lavorative o scolastiche dopo un tempo più o meno lungo di vacanza, ritorno che rappresenta una forte fonte di stress, influenzando in questo modo anche il nostro cuoio capelluto. Inoltre l’esposizione alla luce solare, al caldo, alla salsedine o al cloro delle piscine durante i mesi estivi possono aver affaticato i capelli, portandoli nei mesi successivi alla caduta. Non bisogna dunque allarmarsi, ma aspettare qualche settimana perché la perdita di capelli torni alla normalità.

Quando preoccuparsi?

Ogni essere umano perde dai 40 ai 120 capelli al giorno. Non c’è bisogno di preoccuparsi nel caso in cui si verificasse una perdita maggiore, specialmente nei mesi autunnali. È bene consultare un dermatologo o un tricologo nel caso in cui la caduta non diminuisca dopo settimane e, anzi, s’intensifichi.

In caso di patologie, il trattamento SEFFIHAIR è sicuro e indolore: si utilizza il potenziale della componente vasculo stromale e si prelevano cellule mesenchimali staminali dal tessuto adiposo, innestate poi nelle aree di diradamento del paziente stesso, riattivando i bulbi inattivi e rafforzando quelli deboli.

 

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